L’orso e la foca
mercoledì 17 Settembre 2008
Cercavo un orso e ho trovato una foca. Non quella a cui i più maliziosi staranno già pensando, ma quella della foto pubblicata oggi. La speranza ormai abbandonata era di riuscire ad immortalare un orso durante questo viaggio. Alla foca non avevo proprio pensato.
Così come non avrei mai pensato d’incontrare Marianne, lungo una strada sterrata del King Range NCA, a cui ho chiesto un’informazione vitale: “dove porta questa strada”? Marianne fa la postina in una località il cui nome è tutto un programma: Shelter Cove lungo la Lost Coast. In un primo momento si è limitata a sconsigliarmi vivamente di proseguire, gettando occhiate di circostanza alla mia auto e ai copertoni che, dopo 7000 miglia, non hanno più un battistrada perfetto… Ma quando le ho spiegato la ragione per cui volevo scegliere quella direzione e le ho detto il mio nome… Marianne ha origini Piemontesi e mentre mi raccontava la storia del nonno emigrante e del suo sogno di visitare l’Italia, gli occhi le diventavano lucidi. Ha voluto a tutti i costi scortarmi fino alla strada asfaltata, ma prima di risalire in auto… mi ha abbracciato.
E così anche questa giornata, che si preannunciava tranquilla, si è rivalata una delle più emozionanti. Dapprima la scelta di abbandonare la 101 South per percorrere la Highway of the Giants, è anche il consiglio per coloro che viaggiano da queste parti. Con i tronchi di Redwood che delimitano questa stretta arteria del Humboldt Redwoods SP, è senza dubbio una delle più favolose (nel senso che racconta favole) vie di questo paese.
Poi la scelta di inoltrarmi fino al capo estremo della Lost Coast, la foto alla foca, e l’incontro con Marianne. Seguire la 1 tra Leggett e Rockport è stato come salire sulle giostre. 22 miglia di curve e controcurve che fanno sembrare la nostra Tremola un manico di scopa… E da ultimo la decisione di fermarmi a Fort Bragg per la notte. Località sulla costa del Pacifico, a Fort Bragg si respira ancora l’atmosfera italiana importata dagli emigranti di inizio ‘900. Ho potuto così gustare un delizioso minestrone e un buon piatto di spaghetti alla carbonara, bagnati da un discreto Pinot Grigio…
Ma mentre rientravo al Motel l’ultima emozione. La foto della sezione di tronco di Redwood che ho inserito stasera nel sito… Perché emozione? Sulla targa commemorativa sta scritto che quella è la sezione del più grande esemplare di Redwood conosciuta. È stato abbattuto sabato 18 aprile 1943 nel Big Baer Creek of the Mile River. All’epoca aveva 1753 anni, era alto 334 piedi e il diametro alla base era di 21 piedi e 2 pollici. Con una sega di 22 piedi di lunghezza e 60 ore di lavoro si è messo fine a ciò che la natura ha costruito in 1753 anni… Ho messo una mano sul tronco, il calore che trasmette ancora oggi mi ha fatto riflettere. Per fortuna oggi l’uomo è più consapevole (quando vuole) e soprattutto comincia ad utilizzare meglio le risorse naturali.
Ma questa è un’altra storia, e per oggi è tutto.
Sperando di vedere il sole anche sull’oceano, Andrew.